Un ricordo di Silvio Testa
Certe morti toccano profondamente la cerchia dei familiari e degli amici, ma certe morti impoveriscono anche l’intera società, e questo è il caso della scomparsa improvvisa e totalmente inaspettata a 74 anni di Giorgio Righetti, che per tutta la sua vita è stato interprete e difensore dei più veri valori cittadini.
Lo è stato in modo impolitico, se qualcuno glielo avesse fatto notare avrebbe risposto con una delle sue sonore risate o con una battuta, ma proprio per questo lo è stato in modo ancora più pregnante, vivendo, appunto, e trascinando con la sua energia inesauribile tutti coloro che gli stavano attorno su un percorso di profonda venezianità, che proprio perché tale non poteva che essere legata all’acqua.
Giorgio è stato un grande velista, com’era del resto la tradizione dell’intera sua famiglia, ma non un campione, non un Soldini, non un Paul Cayard, ma un diportista amante del mare e della navigazione che con le sue barche ha solcato infinite volte le acque del Mediterraneo, godendo del sole, del vento sulle vele, della compagnia degli amici con i quali per anni ha organizzato memorabili crociere.
Chi non ha navigato con lui non può capire la cifra del suo essere velista: la barca per lui era tutto, la meta solo un pretesto per solcare il mare, che fosse tranquillo oppure in tempesta, godendo della sfida con gli elementi e, nei momenti sereni, delle pause allegre e rilassanti, con un meritato spritz serale che nelle sue barche non mancava mai; con le ricche colazioni mattutine, un rito al risveglio che non era mai antelucano se le condizioni non lo richiedevano; col pisolino pomeridiano nella calura estiva, con gli amici che a turno si alternavano alla ruota del timone, mentre Il Capitano, così lo si chiamava, riposava in cuccetta.
L’Adriatico, le Incoronate li conosceva come le sue tasche, non c’era baietta di cui non sapesse vita morte e miracoli, non c’era osteria o gostiona nella quale non fosse stato o nella quale non volesse ritornare, anche perché l’intero Golfo di Venezia era stato palestra dell’altra sua cifra dell’essere velista: quella della vela al terzo.
Giorgio era dall’infanzia un amante della tradizione velica lagunare, praticata fin dal primo dopoguerra con le crociere organizzate dal padre col topo di famiglia in Laguna, nelle lagune di Caorle e di Grado, nel Po e lungo il Sile. Poi, appena aveva potuto, s’era fatto costruire nel 1975 a Chioggia una splendida bragagna, “Attilia”, il suo gioiello, con la quale, a parte la vela, girava per ogni occorrenza nei rii cittadini guidandola alla ribòla del timone con perizia straordinaria come fosse un giocattolino. Quanti l’avranno visto e lo ricorderanno!
Epiche le sue crociere: dapprima “vicino”, a Pirano, poi fino a Cherso, fino a Lussinpiccolo, fino a Zara, con una barca a fondo piatto, sulle orme della grande marineria chioggiotta: imprese da marinai veri. Sembra troppo, però non bastava, così decise di arrivare fino a Valona, in Albania, e naturalmente lo fece! Nel 2003 l’ultimo grande raid, fino a Piskerla, alle Incoronate, conclusosi con una scuffia memorabile in Istria, sulla via del ritorno. Del resto, alzi la mano quel marinaio che non ha mai scuffiato!
Un uomo così, che per tutta la vita è stato un ambasciatore della vela tradizionale veneziana, non poteva che diventare il presidente dell’Associazione Vela al Terzo, che riunisce gli appassionati veneziani della specialità, e che egli negli ultimi anni ha guidato con grande equilibrio, conquistandosi l’affetto e la stima di tutti.
Lo piangono a Venezia, dove da ieri la città è più povera, lo piangono in Croazia e in Slovenia, lo piangono nella costa adriatica, lo piangono fin negli Stati Uniti, dove grazie all’iniziativa Red Regatta, lanciata assieme a un’artista americana, l’eco della vela al terzo è arrivata fin al palazzo di vetro delle Nazioni Unite.
L’Avt lo saluta con parole delicate:
Ciao Giorgio,
hai alzato le vele e te ne sei andato all’improvviso senza darci il tempo di salutarti come si deve.
Che tu possa navigare in acque tranquille, che il vento soffi gentile e costante, che le tempeste non ti sfiorino affinché tu possa raggiungere il porto ove sei diretto.
Buon vento!
Silvio Testa
Giorgio lascia la moglie Attilia e i figli Paola, Roberto, Giorgia. Il Consiglio Direttivo e i circa 150 Soci di AVT si uniscono al dolore della famiglia.